Zone 30: quando tutto serve per la campagna elettorale

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In questi giorni sta tenendo banco, come usa dirsi, la questione sui limiti di velocità in ambito urbano, dopo che Bologna ha deciso di introdurre la “zona 30” su molte arterie cittadine.

L’abbassamento a 30km/h in ambito urbano non è una novità, la città pioniera del limite dei 30 all’ora è stata Graz in Austria, ma negli ultimi anni anni la prescrizione di rallentare nei centri abitati è diventata pressoché la prassi in moltissime città europee: città 30 sono ormai Londra, Bruxelles e Parigi.

In Spagna, dal maggio 2021, tutte le strade con una sola corsia per senso di marcia hanno il limite di 30: circa il 70% di tutte le strade del paese.

Anche numerose organizzazioni internazionali, come l’Organizzazione mondiale della sanità che stima di salvare 25mila vite umane da qui al 2035 e le Nazioni Unite hanno chiesto ai Comuni di prendere in esame questo provvedimento.

In Italia la primogenitura del limite di 30 km/h spetta ad Olbia, che lo ha introdotto ormai da tempo, ma Bologna è il primo capoluogo di Regione che lo applica.

I numeri più approfonditi sugli effetti della Città 30 arrivano da Bruxelles, che ha introdotto la velocità ridotta nel 2021, dove, a sei mesi dall’introduzione i dati sull’incidentalità sono diminuiti del 20% e i feriti gravi e i morti del 25%. C’è stato un calo dell’inquinamento acustico di alcuni decibel, pari al rumore percepito stimabile fino al 50%.

Nonostante una decisa diminuzione delle velocità massime, i tempi di percorrenza sono rimasti pressoché invariati, anzi in alcuni casi sono addirittura diminuiti, perché il provvedimento ha indotto molte persone a scegliere mezzi alternativi, fluidificando il traffico.

In Francia (oltre a Parigi sono città 30 Grenoble, Lille, Nantes, Nizza, Montpellier e altre 200 città medie e piccole) la riduzione della mortalità stradale è stata circa del 70% e un cospicuo aumento di persone che scelgono la bicicletta o i mezzi pubblici per gli spostamenti quotidiani.

A Edimburgo il limite è leggermente più alto solo per una questione di differente sistema metrico: qui il limite è di 20 miglia orarie, corrispondente a 32 km/h.

Tornando al caso di Graz (città che anche come dimensioni è abbastanza simile a Bologna) dove i primi esperimenti risalgono addirittura al 1986, i risultati hanno portato a un -50% della mortalità stradale e un numero sensibilmente minore di incidenti stradali. L’introduzione della zona 30 è stata osteggiata dai cittadini che quando è stata istituita la approvavano per il 44% (29% tra gli automobilisti). Dopo due anni di sperimentazione il tasso era salito al 77% e oggi è stabilmente sopra l’80%.

Quindi, in sintesi: più sicurezza, meno smog, meno rumore e tempi di percorrenza che addirittura si abbassano.

Eppure.

Eppure viviamo in un Paese in perenne campagna elettorale e dove i ruoli apicali non sono attribuiti per merito ma per numero di like; o vincoli di parentela.

Per mia formazione culturale e politica ho sempre distinto la persona dalla funzione. Ma, non per mia colpa, è ormai diffusa l’equivalenza proprio da chi ricopre incarichi istituzionali. Che identificano se stessi con il ruolo che ricoprono.

Vi dico la verità, non ero proprio voglioso di scrivere questo articolo, perché quando parlo dell’attuale Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture poi mi arriva sempre una sequela di seccature e insulti dai suoi tifosi.

Ma, e nemmeno questa è colpa mia, purtroppo al Ministero siede lui, quindi se voglio parlare di sicurezza stradale mi tocca tirarlo in ballo.

Il Ministro Salvini, dopo aver firmato il decreto del Mit, dal nome «Piano di riparto delle risorse destinate alla progettazione ed alla realizzazione di interventi per il miglioramento della sicurezza stradale dei pedoni» – che richiamandosi il Piano per la sicurezza stradale del governo precedente (che ieri il Mit ha però ritenuto superato) esorta le città a fare le zone 30 e assegna a Bologna un finanziamento pari a 613mila euro, che il comune ha incassato il 28 giugno (13 milioni di euro totali per diverse città italiane) e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 9 febbraio 2023, ora annuncia che emanerà una direttiva per limitare l’abbassamento dei limiti di velocità.

In quanto, sostiene, “ho il dovere di tutelare la mobilità di chi prende la macchina per andare a lavorare”. 

Chi prende la bici o va a piedi a lavorare può pure morire. 

Non è la prima volta, né temo sarà l’ultima, che il Senatore Salvini, nonché vice premier e, appunto, titolare al MIT, smentisce se stesso. Molti forse ricorderanno quando in Aula dichiarò che avrebbe introdotto l’obbligo assicurativo e della targa per le biciclette per poi sostenere il giorno dopo di essere stato frainteso. 

La rete non dimentica, malgrado l’intensa opera del suo staff per rimuovere quelle dichiarazioni, è ancora possibile trovarne, come in questo video.

C’è una differenza enorme tra me e il Ministro: lui non è responsabile per ciò che dice, io si.

Questo è un blog, tenuto per passione. Ma io sono giornalista regolarmente iscritto all’albo, tenuto a render conto davanti alla legge di ciò che dico, con vincoli penali ed etici ben maggiori di una fragolina79 qualunque che passa le giornate sui social.

Questo mi differenzia anche dai cosiddetti influencer, ma forse è precisazione pleonastica qui, già ho citato il Ministro, potrebbe esserci equivalenza.

Tengo molto a specificare il mio ruolo, non solo per non essere assimilato a una Lucarelli qualunque (che infatti non è giornalista, millanta la qualifica), ma perché in tutti questi anni trascorsi dal mio primo articolo pubblicato su un quotidiano della mia città ho sempre avuto a cuore gli insegnamenti ricevuti. Il primo e più importante: rispettare i lettori senza mai mentirgli.

In questo momento il Governo è occupatissimo a decifrare il rebus delle liste per le prossime Regionali, Salvini da quel 30% e oltre nei sondaggi ai tempi del Papeete è crollato sotto il 9%, ha perso il suo uomo per le elezioni in Sardegna, difficilmente avrà la Basilicata, il partito della premier vuole anche il Veneto. E poi dopo arriveranno le Europee, col proporzionale: la conta delle reali forze in campo.

Una doppia sconfitta sarebbe probabilmente la fine politica dell’attuale vice premier, a cui non è mai stato perdonato quel disastro estivo (ma non dimentichiamo che a sbarrargli la strada fu l’unico che in questo Paese ha ancora visione strategica, seppure spesso si perda subito dopo) e con l’opposizione interna pronta a uscire allo scoperto.

Ecco allora la spasmodica necessità di essere sempre sui media, di passare per l’uomo del fare, di mostrarsi colui che risolve i problemi.

Basta che un argomento sia “di tendenza” è lui arriva lesto.

Se poi ne ha persino competenza per materia (mai della materia), l’occasione per fare propaganda elettorale è troppo ghiotta.

Quindi nel malcelato tentativo di intercettare gli scontenti dei limiti, guerreggia con se stesso sconfessando una direttiva da lui firmata, annuncia lotta agli autovelox e riesce con espressione seria – su questo lo ammiro, lo confesso – a dire che lo fa in nome della sicurezza stradale.    

Badate bene: queste possono sembrarvi valutazioni personali ma non lo sono. Ho esposto i fatti.

Buone pedalate

COMMENTS

  • <cite class="fn">Davide P</cite>

    Che dire, sono d’accordo su tutto. Lo so, questo commento non aggiunge nulla al dibattito ma certe volte è necessaria e liberatoria anche una virtuale pacca sulla spalla.

    Chissà, forse come nel caso della legge che ha vietato il fumo nei locali pubblici voluta da Sirchia, che inizialmente appariva come qualcosa anche solo impossibile da immaginare e che poi invece è stata assimilata dalla popolazione senza troppi patemi, le cose in quest’ambito potrebbero cambiare se nel gran giro delle poltrone, per pura casualità, ci finisse uno di destra leggermente competente che facesse una cosa e una sola sensata. Altrimenti penso proprio che non se ne esca.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Non so, io dubito molto, la competenza viene vista male, i professoroni, i tecnici ecc, in antitesi totale all’elettorato di riferimento. A bassa scolarizzazione e preparazione, non lo dico io ma tutti gli studi degli ultimi 30 anni. Perché deluderli facendo qualcosa di buono?

      Fabio

  • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

    Aggiungo un ringraziamento per questi articoli di informazione sulle due ruote e molto oltre. Mi spiace ovviamente che siano, almeno in parte, dovuti ad acciacchi e problemi fisici che ostacolano il solito lavoro di test. Ma ultimamente li trovo molto più utili dell’ennesima recensione, banalmente perché ora quel che mi serviva, e ben di più, me lo son comprato e provato – semmai adesso ho la cantina piena di roba da smaltire.
    E purtroppo un buon lavoro di approfondimento non si trova facilmente, soprattutto online (ma non solo…)

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Paolo, mi fa piacere interessino perché in realtà questi articoli spesso sono controproducenti per “l’audience”…
      Comunque i test sono ripresi, sempre un blog di biciclettine sono, mica leggi solo tu ahahahah…
      E poi chissà, magari rispunta qualcosa che ti serve…

      Fabio

  • <cite class="fn">Pierluigi</cite>

    Complimenti Fabio per la chiara e completa esposizione che non lascia dubbio o spazio ad altri commenti.
    È l’ennesima dimostrazione dell’incapacità di governare un paese lasciando da parte la faziosità della politica.
    Incapacità che a un certo punto diventa anche personale per questo ministro che si distingue anche per voler fare il buffone con spot e uccellini che gli volano attorno ‍♂️
    Ormai per essere una caratteristica che lo contraddistingue non ha neanche più notizia

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      beh, si fa del male da solo eppure ha seguito.
      Ridotto rispetto a prima ma è lì…

      fabio

  • <cite class="fn">Daniele</cite>

    Francamente, tutta questa avversione per i limiti di velocità a 30, non la capisco. Nelle strade che normalmente attraverso alla mattina per andare a l lavoro. già stanno a 30 da diversi anni.
    Poi c’è da dire, che con l’auto, tra il traffico, le rotatorie e gli attraversamenti pedonali, 30km/H sarebbero già un buon risultato.
    La critica soggettiva mia è più che altro; perché immettere un nuovo limite senza che vengano incrementati i controlli?
    Come al solito, mi pare di essere nel paese dove ci sono tantissime regole e pochissimi che le riescono a far rispettare.
    Trattasi di un un problema prima culturale (domenica uno mentre attraversavo le strisce pedonali, ha ritenuto giusto venirmi quasi addosso perché per lui, in auto, era scattato il verde…). In molti paesi all’estero, quando un pedone si avvicina alle strisce, si rallenta a prescindere.
    Ma c’è anche una questione di far rispettare le regole che non funziona. Togliendo gli autovelox fissi, che sai benissimo dove sono e rallenti per 10 ,metri (ma a quelli sta pensando Fleximen…) cos’altro si fa?
    Inasprire le regole, diminuire i limiti, senza però farli rispettare. Raggiungerai si e no l’1% dell’utenza stradale.

    Daniele

  • <cite class="fn">Daniele</cite>

    Pensare che tempo addietro inzialmente ero scettico anche io sulla città30, mi è bastato poi leggere alcune informazioni di facile reperimento su internet, per rendermi conto come tutti i dati, ormai consolidati delle varie città che hanno preceduto, vadono verso una direzione univoca e con delle percentuali positive talmente macroscopiche che sono senza alcuna possibilità di appello. Era solo colpa della mia ignranza in materia.

    Solo chi ha gli occhi foderati di prosciutto o abbia degli interessi personali può valutare negativamente la città30

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